sabato 28 ottobre 2017

Intervista a Monica Miller




Ed eccomi qui!!
Con ben due giorni di ritardo vi presento l’intervista della settimana.
Oggi sarà con noi Monica Miller, autrice di “Suo” e di “Pepe Nero”.
Continuate a seguirmi sulla pagina Fb dedicata al blog per conoscere meglio i romanzi dell’autrice.

Chi è Monica nella vita di tutti i giorni?
Ciao, chi sono? Un’infermiera, una cuoca, una donna delle pulizie, una contabile, psicologa, l’autista, che probabilmente tra le mansioni che svolgo è quella che mi porta via più tempo, vediamo poi che altro? La lista è ancora lunga, ma riassumendo tutto in una sola parola: una mamma. 

Cosa ti ha portato sulla strada della scrittura?
Scrivo piccole cose da sempre, più che altro da bambina modificavo i finali dei libri che leggevo. Creavo il mio lieto fine personale. Costruire dei mondi tutti miei è stato il passo successivo. Era come vivere mille vite diverse pur stando seduta davanti ad una scrivania. Questa è una delle cose che adoro di più dello scrivere. Poter forgiare mondi diversi, vivere in luoghi sconosciuti, è fantastico. Mi mancava una cosa fondamentale però… Il coraggio di far leggere a qualcuno le mie parole.  La svolta, quella vera, l’ho avuta con Laura Lewis. Con lei ho trovato quel famoso “coraggio” e mi sono buttata.

Come nasce un tuo libro? Segui una scaletta o ti lasci trasportare dall’istinto?
Inizia tutto con una piccola rotellina che mi si inceppa nella testa. Prima è un piccolo fastidio perché non riesco a mettere a fuoco. Immagini confuse, frasi sparse, volti, voci. Col passare del tempo arriva l’ordine. Come un puzzle. Ogni tesserina va al suo posto. E magicamente ho un personaggio nuovo che mi parla, che mi descrive la sua storia. Da quel momento in poi lui vive con me, ci parlo, gli faccio anche delle domande, e sembrerà strano, ma alcune volte mi risponde. Il difficile sta nel riuscire a mettere su carta il tutto dandogli un senso logico.
Creo una piccola scaletta con gli avvenimenti salienti, i punti cardine, poi come arrivare dal punto A al punto B quello è un altro discorso, lì è solo istinto.

Hai collaborato con Laura Lewis nel romanzo “Pepe Nero”. Cosa ci racconti di questa esperienza? È qualcosa che in futuro vorresti riprovare?
Ricordo che è nato tutto per gioco. Si chiacchierava, come sempre del resto, e ci venne in mente una cosa folle.  Scrivere. Eravamo due lettrici accanite che volevano passare dall’altra parte della barricata. Una mezza idea l’avevamo già. Spesso ci cimentavamo nello scrivere piccole scene, e una in particolare ci era piaciuta. Abbiamo iniziato a lavorarci sopra, a buttare giù idee e Pepe Nero è venuto al mondo. Scrivere a quattro mani ha i suoi vantaggi. Uno per tutti è che non affronti da sola il complicato viaggio che è lo scrivere un libro, hai un sostegno, non hai mai il blocco dello scrittore, se non sai come procedere di sicuro l’altra ha un’idea valida su cui poter lavorare. Per contro devi limitare le tue idee, si devono amalgamare alla perfezione con chi è al tuo fianco. Si impara a mediare.  Lo rifarei? Sì. Mi è stato chiesto e sto valutando. La storia non è niente male.

I tuoi romanzi sono molto passionali. Come descriveresti la parola passione?La passione è il sale della vita. La passione è quel qualcosa che ci porta ad affrontare situazioni difficili e a non arrenderci. Vince la paura e ci rende invincibili, anche solo per un secondo.

Tra i personaggi dei tuoi libri ce n’è uno che ami alla follia? Raccontaci.
David è il mio primo amore, non posso non amarlo con lui è iniziato tutto. Ma Matt, lui mia ha rubato il cuore, lo ha distrutto e ricomposto. È nato insieme a Pepe Nero, è stato David a presentarmelo e all’inizio non lo avevo capito. Mi intrigava, ma non riuscivo a metterlo a fuoco. Poi Matt si è raccontato, è entrato nella mia testa con prepotenza e non mi ha lasciato fin quando non ho ascoltato tutta la sua storia. È stato un viaggio difficile, sofferto e complicato, ma ho sempre pensato che la sua storia andasse raccontata.

Quanto c’è di te nei tuoi personaggi?
Un po’ di me c’è in ognuno di loro. Io e David siamo pacati, riflessivi, anche se poi siamo anche capaci di grandi colpi di testa. Con Matt ho in comune il silenzio, l’essere solitari. Siamo in grado di amare poche persone e per loro faremmo ogni cosa. Beth lei è ottimista, e l’ottimismo nella vita ti porta a provare a vivere al meglio.

Qual è secondo te il segreto per arrivare al cuore dei lettori?
Scrivere un buon libro. Forse la risposta è banale e scontata, ma credo che sia quella la chiave. Io non sono molto social, è un mio limite, fatico ad interagire avendo solo uno schermo davanti, eppure ho avuto delle ragazze che sono andate oltre questo mio essere schiva e hanno apprezzato prima di tutto il libro e poi me come persona, parlando e chiacchierando. Ognuna di noi ha il suo modo, non so se esiste un modo giusto e uno sbagliato.  

Per un esordiente il percorso da seguire prima di giungere al traguardo è tortuoso, raccontaci la tua esperienza.
Quello che si cela dietro il mondo self è qualcosa di meraviglio e spaventoso allo stesso tempo. Imparare come muoversi, quali sono le cose giuste da fare e quelle sbagliate da non fare non è stato semplice. Sono stata un po’ sprovveduta, mi solo lanciata e basta. Avevo in mano un libro e mi chiedevo: “Bene adesso come faccio a far sapere che esisto?”. Per fortuna ho conosciuto persone fantastiche che mi hanno dato preziosi consigli, che ringrazio tuttora per avermi dato una mappa di questo mondo senza mai dirmi che strada prendere. Uno di questi suggerimenti è stato: “Se vuoi stare in questo mondo devi farti crescere il pelo sullo stomaco.” Le sue parole mi spaventarono, però aveva ragione. Si possono creare grandi amicizie, o situazioni ambigue, il tutto in un battito di ciglia.

Come imposti la tua promozione? Pensi che i social e il passaparola aiutino?
Come ti ho detto sono poco pratica del mondo social, ma ho dovuto imparare. È l’unico modo che le self, e non solo, hanno per farsi conoscere. Blog e gruppi vari danno l’enorme opportunità di poterti mostrare, sono una vetrina indispensabile. Io mi muovo fra questi, rispettando le giornate a tema, facendo qualche intervista (eccomi qua), senza però essere troppo pressante o invadente. Il passaparola è il metodo classico e che da lettrice apprezzo di più.

La critica più bella e la più cattiva che hai ricevuto su un tuo libro.
Più bella… Una ragazza da poco mi ha mandato la foto di un arcobaleno ripreso dalla finestra della sua stanza e mi ha scritto: “Ogni volta che ne vedo
uno penso a Matt.”. Con lei avevo avuto modo di parlare in altre occasioni di Matt, le era piaciuto. Ma sapere che a distanza di più di un mese ancora pensa a lui, per me è stato fantastico. Vuol dire che le è rimasto qualcosa di me, di lui, che l’emozione che volevo trasmettere è arrivata davvero. Forse è una cosa sciocca, ma mi ha colpito.
Quella negativa: mi hanno detto che Suo ha il finale che ha solo per attirare l’attenzione. Che dire ognuno è libero di pensare ciò che meglio crede.

La mia classica domanda: Self Publishing o CE? E perché?
Non ho la più pallida idea di come si lavori per un CE. Quindi la mia risposta è puramente teorica. Come ogni cosa ci sono i pro e i contro in entrambe le situazioni. Da self ti autogestisci in tutto. Nessuno mette bocca sulla trama, sui tempi d’uscita, la cover te la scegli da sola, insomma sei tu e nessun altro a decidere per il tuo libro. Cosa che in una CE non succede. Al contempo sei sola, appunto. Nessuno che ti aiuta, l’editing lo affronti in modo diverso, il marketing è una bestia da domare. Entrambe le situazioni danno qualcosa e entrambe si prendono qualcosa.

Un libro che avresti voluto scrivere e perché?
Oltre a essere una scrittrice, sarai sicuramente una lettrice. Qual è il primo libro che ti ha rubato il cuore e perché?
Spero non sia un problema, ma vorrei rispondere a queste due domande come se fossero una sola.
I libri di cui mi sono innamorata sono tanti. L’ultimo in ordine cronologico è “Volevo essere la tua ragazza” di Meredith Russo. Una storia delicata e bellissima scritta in modo semplice e diretto. Nel mio cuore c’è “Proibito” di Tabitha Suzuma, un libro devastante come pochi, semplicemente bello. Ho amato “Il peccato originale”, un amore che va oltre i confini. Poi naturalmente ci sono i fratelli della zia Ward della Confraternita del Pugnale Nero. Come si fa a non amarli. Il re Stephen King e tutti i suoi libri. La lista continua. Quali di questi avrei voluto scrivere? Non so darti un titolo, so che mi piacerebbe avere la loro capacità di coinvolgere chi legge, di emozionare chi legge, questo sì. 

Progetti futuri? Ci sono generi che vorresti esplorare e provare a scrivere?
Sto lavorando a un libro che forse può essere inserito nei dark, ma non so. Mi sta portando via molto tempo, dietro c’è un’attenta ricerca e uno studio non indifferente. Mi sta coinvolgendo molto. Poi, come ti ho già accennato, il lavoro a quattro mani su una storia d’amore complessa che metterà a dura prova i miei nervi e anche quelli di chi andrà a leggere.

Fai un saluto al blog “L’angolo books di Berta”!
Siamo arrivati al termine di questa intervista. Il tempo vola e devo tornare alla vita normale, quella di tutti i giorni. Rispondere a queste domande spero mi abbia permesso di farmi conoscere un po’ di più. Non posso far altro che ringraziare te per la gentilezza che hai avuto nei miei confronti e tutte voi per essere state ad ascoltarmi. Alla prossima.
Baci.

Buone letture,
Berta

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