Titolo:
Noi - L'amara realtà che ci divora
Autore:
Lucia Tommasi
Serie:
Alfieri Series #4
Genere:
Dark romance/erotic
Data
di pubblicazione: 29 maggio 2017
Link
d’acquisto: qui
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Vi presentiamo Noi - L'amara realtà che ci divora, il quarto capitolo dell'Alfieri Series firmata Lucia Tommasi.
Scopriamone di più..
Sinossi: Tutti i nodi
vengono al pettine.
Le bugie e le dilanianti verità nascoste da troppo tempo esplodono
violentemente in un putiferio assurdo, trascinando con sé Michele, facendogli
perdere quel poco di felicità che possiede.
Un brutto malinteso le fa perdere Serena e farà di tutto per
riprendersela di nuovo.
Miriam ci mette lo zampino, distruggendo del tutto quello che
rimane di Michele e della sua anima.
ESTRATTO:
Non me la
scopo se non lo dice, è un mio divertimento sentirmelo dire, ma è anche un
consenso. Non voglio violentare nessuno.
<<Ok>>
Mi allontano di un passo da lei, le mie mani sono alzate. <<Non voglio
obbligarti a fare niente che non vuoi>> So che facendo così lei mi
salterà addosso. L’ho portata al limite è solo questione di tempo.
Ansima piano,
sembra delusa della mia decisione ed è quello che voglio.
<< È la
mia migliore amica, non potrei mai farle del male>> Merda! Forse non l’ho
fatta riscaldare bene.
Arriccio la
fronte. E adesso?
Mi viene
incontro e mi bacia ardentemente. Evviva!!!
La sbatto
contro il muro, non ho tempo da perdere, voglio andare a divertirmi stasera quindi
devo fare in fretta.
Le sfilo le
mutandine e le infilo nella mia tasca, quella sarà la prova schiacciante che le
dividerà per sempre.
Afferro la
bustina del condom, la strappo con i denti e lo indosso velocemente. Le alzo
una gamba, per fortuna ha il vestito, con i pantaloni sarebbe stato parecchio
difficile.
Entro dentro
di lei quasi a fatica, è strettissima, ma finalmente ci riesco. Inizio a darle
delle spinte rigorose, così da finire il prima possibile.
Anche se devo
dire che non mi dispiace più di tanto, se non fosse che è una stronza. Ricordo
che mi ha fatto perdere la scopata con Ludmilla e le mie spinte diventano più
animalesche.
Fuori nevica,
non so a quanti gradi siamo, ma noi siamo sudati, ho caldo. Sarà l’alcol o la
scopata, ma mi sto squagliando!
Ci sono
quasi, il brivido famigliare prende il sopravvento su di me e finalmente vengo.
Siamo
sfiniti, immobili e chissà dopo quanto tempo i nostri respiri iniziano a
calmarsi e anche i battiti del mio cuore. Qualche volta credo che mi verrà un
infarto.
Esco da lei,
sono silenzioso e non mi sento per niente una merda. Sfilo il preservativo e lo
butto nel cestino. Chiudo la zip dei jeans, vado a lavarmi le mani.
Lei è ancora
con le spalle al muro, sembra stordita.
<<Tutto
bene?>> Annuisce. <<Bene, ci vediamo>> Sto per uscire quando
il mio cellulare vibra nella tasca, chi cazzo è?
“Miriam”
Che cazzo
vuole? <<Che c’è?>> Dico duro, la sento ansimare.
La sua voce
sembra affannata. <<Michele?>> Che cazzo succede? <<Sto
andando in ospedale, si sono rotte le acque>>
<<Scusami?>>
Oh mio Dio! Sto per diventare padre? No! E’ troppo presto, no! Mi passo una
mano sul viso.
<<Muoviti,
vieni subito!>> Mio Dio! Vorrei scappare il più lontano possibile da
Berlino. Non posso diventare padre così, senza preavviso. La mano mi scivola
sulla bocca. È un incubo!
Il cellulare
quasi mi cade dalle mani. Riattacco e lo rimetto in tasca, sono sconvolto.
Ho avuto nove
mesi per prepararmi, ma non ci sono riuscito. È troppo tutto questo per me.
<<Che
succede?>> Domanda preoccupata Lydia.
<<Miriam
è in ospedale>>
<<Cosa?
Sta nascendo la bambina?>> Annuisco, non riesco più a parlare.
<<Oddio, dobbiamo andare subito>>
Raggiungo
l’ospedale. Lydia e John sono con la loro macchina dietro di me.
Entro nella
stanza e la vedo con un sorriso enorme, mentre tiene fra le braccia mia figlia.
Oh Dio! Sto impazzendo. E non di gioia.
Ho il
fiatone, ho fatto quattro piani a piedi e di corsa. Non potevo prendere
l’ascensore, stare fermo lì dentro mi avrebbe ucciso.
<<Ha il
tuo naso!>> Miriam è bellissima ed è felicissima.
<<Avvicinati>> Mi dice.
Cerco di dare
il comando alle mie gambe di muoversi e finalmente dopo un’eternità ci riesco e
mi avvicino a lei lentamente.
E’ una
bambina bellissima, ha pochi capelli, sono rossi come quelli di Miriam. Il suo viso
è rosa e tondo, è dolcissima.
Sono confuso.
Questa bambina è mia figlia! L’ho fatta io! Come diavolo è possibile?
<<Che
c’è?>> Miriam diventa seria. <<Che succede?>>
Ondeggio la
testa. <<Niente>> Non riesco a staccare gli occhi da quell’esserino
rosa. <<È solo che è stato inaspettato>>
Sono passati
cinque giorni, Miriam sembra non aver partorito affatto, è tornata a correre
per casa e a fare le cose che faceva prima.
Sono immobile
davanti all’ovetto, dove dorme la bambina. Miriam ha insistito per chiamarla
Michelle e io gliel’ho lasciato fare.
Sono nel
panico. Non parlo da due giorni, a parte rispondere obbligatoriamente quando
sono costretto. Ho mangiato soltanto un panino in questi due giorni, non ho
neppure fame. Mi sento frastornato.
Suonano alla
porta, Miriam va ad aprire. <<Ciao tesoro>> Sento che si baciano,
io sono di spalle, non mi scomodo neanche a salutare quella strega di Lydia.
Adesso dovrò anche averla fra i piedi. Prima o poi dovrò dire a Miriam della
scopata che mi sono fatto con Lydia. Non la vedo da quella sera in ospedale.
Probabilmente si sente in colpa. Se questo può tenerla lontana da questa casa
allora sono tranquillo, anche se adesso è qui a rompere.
Vado a
sedermi sul divano, incrocio i piedi sul tavolino basso e passo il mio tempo
con il cellulare.
<<Michele
io esco a comprare le cose che servono alla bambina, visto che tu ti sei
rifiutato>> Che bello, allora è per quello che è arrivata la strega.
Vanno via! Si!
Aspetta! La
bambina?
<<La
bambina te la porti, vero?>>
<<No!
Non posso. Controllala tu io torno tra poco>>
Mi alzo in
piedi. <<Non puoi lasciarmi la bambina.>>
<<È anche
tua figlia!>>
<<Una
scopata fatta senza cervello non mi rende padre!>> Sono duro, ma sono
molto nervoso.
<<Farò
finta di non aver sentito quello che hai appena detto.>> Sospira.
<<Mi servono i soldi>>
<<Sai
già dove sono, prendi quelli che ti servono>> Mi rimetto a sedere, sono
davvero un cazzone. Per quanto la tratti di merda credo che lei non mi lascerà
mai. Perché mi ama davvero tanto.
<<Che
cazzo sono queste?>> Alzo lo sguardo, ha gli occhi fuori dalle orbite e
tiene fra il pollice e l’indice un perizoma viola. Devo rimangiarmi il discorso
che non mi lascerà mai. Guardo sopra la sua spalla. Lydia è mortificata, visto
che il perizoma è suo.
<<Un
perizoma, non lo vedi?>>
<<Stai
scherzando?>> Alza la voce. <<Di chi cazzo è? Con chi cazzo sei
stato?>> I suoi occhi sono velati di lacrime, mentre la bambina inizia a
piangere.
Fisso Lydia.
<<Perché non lo chiedi a lei?>> Lydia apre la bocca sbalordita, non
si aspettava che avrei parlato.
Miriam si
volta. <<Che c’entri tu?>> Lydia alza le spalle, non sa che dire ed
è mortificata come non mai. <<Lydia? Parla! Che c’entri tu?>> Miriam
si volta verso di me. <<Michele?>>
Grida.
<<Qualcuno vuole dirmi qualcosa?>>
<<È
suo! Prima di infilarglielo dentro le ho tolto il perizoma e l’ho infilato nei
miei jeans>>
Gli occhi le
strabuzzano fuori, la bocca è spalancata. Si volta verso Lydia. << È
vero?>>
Lydia sta per
piangere. <<Io non volevo, è stato lui>>
<<Io?>>
Mi indico, attirando l’attenzione delle due. <<Se per te opporsi è
gridare di piacere e infilarmi le unghia nella schiena allora scusa. Se mi
tolgo la maglia ho ancora i tuoi graffi sulla schiena>>
BOOK TRAILER: https://youtu.be/K-Q1WrROQmw
BIOGRAFIA:
Lucia Tommasi ha venticinque anni e vive in un piccolo
paese della Sicilia. Ama leggere, scrivere e ama molto gli animali.
Fin da piccola ha sempre avuto una fantasia smisurata e non appena
è cresciuta, incoraggiata dalle fan di Facebook ha iniziato a pubblicare in
digitale, riscuotendo un moderato successo.
Alla prossima ;)
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