giovedì 14 settembre 2017

Intervista a Silvia Rossi


Buongiorno,
oggi ho intervistato per voi Silvia Rossi.



Ciao Silvia, parlaci un po’ di te e della tua vita quotidiana.
Ciao sono un’insegnante di scuola primaria e attualmente insegno in classe 4 e 5. Mi piace molto il contatto con i bambini e il mio lavoro. Un po’ meno gli oneri che la scuola comporta da un po’ di tempo a questa parte, che tolgono spazio al lavoro coi bambini. Sono sposata da 10 anni, ma purtroppo non ho figli. Adoro leggere, viaggiare e naturalmente scrivere. Mi piace cucinare, avere amici a cena e la compagnia. Sono solare, ma anche parecchio malinconica. Per farmi felice basta portami al mare. L’ho sempre considerato il mio elemento e, per me, non c’è momento migliore che passeggiare in riva al mare al tramonto o all’alba.

Quanto c’è di te in ciò che scrivi?
Moltissimo. E forse questo è un difetto ma faccio molta fatica ad estraniarmi da ciò che sono, perché ciò che scrivo deve essere sentito fino in fondo.

Cosa rappresenta per te “Il respiro del cuore”?
“Il respiro del cuore” è come un figlio. Qualcosa che ho letteralmente partorito da un bisogno di buttare fuori sensazioni e pensieri che avevo dentro da sempre che ho condito poi con una buona dose di fantasia e di sogno. Il respiro è ciò che sono in molte sfumature e pensieri. È stata una sfida con me stessa, un sogno che, incredibilmente, ha spiccato il volo. Un progetto che non avrei mai creduto di portare a termine ma che mi ha resa orgogliosa di me stessa, se non altro, per l’impegno e il cuore che ci ho messo.

Quale è stata la tua paura più grande al momento della pubblicazione?
In primis quella di non essere letta da nessuno. Temevo che il libro passasse inosservato, perso tra i tanti. Successivamente quella di non emozionare, di non piacere e che i miei personaggi non fossero amati dai lettori. Temevo che venissero criticati e non capiti. Ma, soprattutto ho temuto che i lettori non capissero me e quello che avevo da dire.

Sei una scrittrice istintiva o ti lasci trasportare dall’ispirazione?
Sono un po’ entrambe le cose, ma se dovessi scegliere direi l’istinto. Io non mi ritengo una scrittrice. Ho tantissima strada da fare. Sono una semplicissima persona che butta fuori quello che ha dentro, che scrive come terapia e cura dell’anima. Non posso dire di scrivere per me stessa, perché nessuno lo fa. Si scrive per essere letti. Ma scrivere serve innanzitutto a me. Per vivere vite diverse, per colorare l’esistenza, per riflettere, per guardarmi dentro. Poi sicuramente per scrivere un romanzo serve anche l’ispirazione.

Qual è la cosa che pensi al termine della stesura di un tuo romanzo?
Ne ho scritto solo uno e ho pensato «Per la miseria, ce l’ho fatta. L’ho scritto io». Poi, dopo l’incoscienza e l’euforia sono cominciate tutte le paure citate sopra. Di non essere letta, di non piacere, ecc.

La citazione del tuo romanzo a cui sei più legata.
“L’amore può renderci folli, paurosi, coraggiosi, euforici, tristi. L’amore può essere tutto e può portarti al nulla più assoluto. Ma qualunque sensazione o emozione ci facesse provare l’amore ci rendeva vivi. Finché sei vivo esisti. E io avevo dannatamente bisogno di sentire che esistevo”

La critica più bella e la critica più brutta che hai ricevuto.
Ho ricevuto molte critiche positive, inaspettatamente. E ringrazio ogni persona che in me ha visto “l’anima”. Ma quella che non dimenticherò mai e che mi ha commosso è stata questa affermazione: «sappi che da oggi sei il mio libro». Credo che, se anche un solo lettore arriva a dirti questo, vuol dire che non hai fallito del tutto. Che sei riuscito a toccare corde tanto profonde da rimanere nel cuore. E questo mi ha ripagato di tante fatiche. Di contro mi è stato detto da qualcuno che il libro è noioso, troppo introspettivo e che si dilunga troppo in parti inutili. E questo, inutile dirlo, mi ha ferito e mi ha fatto riflettere su errori da evitare in futuro. Anche se so che non si potrà mai piacere a tutti.

C’è un autore a cui fai riferimento come stile, tematiche, ambientazioni?
Io adoro Simona Sparaco, Sara Rattaro, Valentina D’Urbano. Ma leggo e mi piace molto anche Sparks o la Phillips. Così come non disdico un buon classico. Dipende dall’umore e da ciò che sento di avere bisogno in quel momento.

C’è un genere a cui vorresti approcciarti?
Vorrei riuscire a scrivere un giorno una buona narrativa. Quella che scrivono le autrici menzionate sopra. Ma so che la strada è lunga e difficile. E magari cimentarmi in un bel thriller chissà…

Un argomento che non tratteresti mai?
Ci sono molti argomenti che non mi sento in grado di affrontare. Ma per una ignoranza o mancanza mia. Non sono attratta dalla fantascienza e dalla finanza per cui non mi interesso. Ma ci sono anche generi che non mi appartengono moltissimo e che non mi sento di scrivere come gli erotici o gli M/M.

La mia classica domanda: se dovessi scegliere tra self e CE, quale sarebbe la tua scelta e perché?
Da self mi sono trovata bene. Ho gestito i costi del libro, la copertina e la trama. E questo conta molto. Avere ampia libertà sul tuo libro, che è una parte di te, credo sia molto soddisfacente. D’altra parte una CE garantisce una visibilità e una conoscenza che, spesso, per una persona come me, in self è dura da raggiungere. Credo che valuterei una CE sicuramente, ma non dovrebbe snaturare troppo il mio libro e dovrebbe garantirmi una certa serietà in termini contrattuali. Altrimenti va bene anche self.

Che tipo di lettrice sei?
A volte compulsiva (posso leggere anche un libro in uno/due giorni e ripartire con un altro) a volte “meditativa” (e questo accade spesso dopo una lettura che mi ha sconvolto interiormente). In quel caso resto come in impasse a lasciarmi sviscerare da ciò che quel libro mi ha trasmesso ed evito altre letture. In altri casi posso restare anche giorni senza leggere, soprattutto nei periodi di lavoro intenso, perché odio staccare continuamente la lettura di un libro. Devo avere tempo per leggere, questo sì. Altrimenti evito perché non me lo gusto.

L’ultimo libro letto e perché lo consiglieresti ai lettori del blog.
L’ultimo che ho letto è Consolation di Corinne Michaels. Ma quello che consiglierei alle lettrici del blog, semmai non lo avessero letto, è il penultimo che è IL GIORNO CHE ASPETTIAMO di Jill Santopolo. Una storia davvero bella, che mi ha coinvolto ed emozionato, quegli amori del passato che condizionano la vita presente e che restano nelle pieghe del cuore.  Un po’ come uno dei miei preferiti: EQUAZIONE DI UN AMORE della Sparaco.

Secondo te, cosa non può mancare in libro per essere definito “una buona lettura”?
Sicuramente quello a cui accennavo prima: deve sconvolgermi dentro. Scatenare emozioni forti di qualsiasi genere. Farmi riflettere, darmi spunti o farmi sognare. In qualsiasi caso deve lasciare un segno. E quindi una buona trama originale, un po’ di introspezione e riflessione e una buona scrittura.

Sicuramente avrai tanti sogni nel cassetto da realizzare, hai già qualche progetto futuro di cui vorresti parlarci?
Sì sto scrivendo qualcos’altro. Non so se e quando verrà al mondo. Mi prendo il tempo che mi serve per crescere e migliorare se possibile. Magari scriverò qualcosa di migliore o magari non piacerà. Ma ciò che voglio fare sicuramente è imparare e non smettere di metterci il cuore. Perché come dice GK Chesterton “C’è una strada dall’occhio al cuore che non passa per l’intelletto”. Si può imparare a scrivere bene con tecnica e mestiere, con la mente e la ragione, ma dove bisogna arrivare davvero è al cuore, che è il posto più vero e genuino del nostro esistere.

Fai un saluto al blog L’angolo Books di Berta😄
Se siete arrivati alla fine di questa intervista significa che avete speso un po’ del vostro tempo per me, per conoscermi. E di questo non posso fare altro che ringraziarvi. Dal canto mio vi auguro di non smettere mai di credere in voi stessi. Di sperare in qualcosa di bello. Nella vita c’è tanta bellezza. Spesso abbiamo perso solo la capacità di vederla. Cercatela in ogni gesto, in ogni singola cosa attorno a voi e permettetevi di accoglierla e farla risplendere nella vostra vita. Un caloroso saluto e un abbraccio virtuale.

Buone letture,
Berta

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