giovedì 30 novembre 2017

Intervista a Daniele Amitrano



Ed eccomi qui con l’intervista del giovedì.
Oggi ho avuto il piacere di intervistare per voi Daniele Amitrano, autore di “Figli dello stesso fango”.

Ciao Daniele, parlaci un po’ di te e della tua vita quotidiana.
Buongiorno e grazie di questa opportunità. Sono un giovane (per così dire) di trentacinque anni e sono originario di una cittadina della provincia di Latina, Minturno, un bellissimo posto adagiato sul mare. Lavoro per il Ministero della Difesa a Roma, sono sposato e ho due figli. Oltre che la lettura e la scrittura, un’altra mia passione è il calcio, che ho praticato a livello agonistico fino a diciannove anni. La mia squadra del cuore è il Napoli.

Per scrivere è necessario che scoppi la scintilla, quale è stata la tua?
Difficile da dire. Penso che sia una cosa innata, propria della personalità e del carattere. La scintilla è il desiderio di regalare emozioni agli altri attraverso ciò che si scrive.

Parlando del tuo romanzo “Figli dello stesso fango”, ci racconteresti come è nato? Quali sono i temi affrontati?
Figli dello stesso fango è nato da un fatto vero, la morte di un mio amico di presunta overdose e si è sviluppato attraverso la mia fantasia per realizzare una storia che ponesse al centro dell’attenzione vari temi sociali: il disagio giovanile, la malattia mentale, la cecità delle istituzioni, la droga, la forza e la violenza del branco, la voglia di omologazione, la ricerca di emergere all’interno del contesto sociale e l’irrefrenabile sete di apparire più che essere che spesso contraddistingue l’età adolescenziale.

Quali sensazioni assoceresti a “Figli dello stesso fango”?
Un tuffo nella propria giovinezza, un salto all’indietro nel tempo per chi ha superato la trentina visto che è ambientato a fine anni Novanta.

Posto e momento ideali per scrivere.
Il posto è ovunque trovi l’ispirazione, il momento è quello in cui la mente elabora e raccoglie le idee per sviluppare le scene, la trama e i personaggi. Io spesso scrivo in treno oppure nella stanza-studio appositamente creata a casa mia. Non c’è un momento in particolare, ma io prediligo la tarda mattinata e la sera dopo cena.

Quanto c’è di te in ciò che scrivi?
Non lo so. Qualcosa sempre. Non si può fare a meno di scrivere ciò che si vede o si sente.

La tua paura più grande al momento della pubblicazione.
Non essermi accorto di qualche errore grave. Proprio per questo credo che un buon libro non possa prescindere da un buon editor. L’occhio terzo è sempre più attento e critico, rispetto a quello dell’autore che è comunque impegnato anche a sviluppare la trama e i personaggi.

Hai pubblicato il tuo libro con una CE. Cosa pensi del Self Publishing? È qualcosa che proveresti?
Per ora no. Ma mai dire mai. Penso che se fatto bene può essere un buon prodotto, ma purtroppo questa modalità ha intasato gli store di e-book a 0,99 € che vengono pubblicati senza un minimo di correzione ortografica. Ripeto: la correzione della bozza e il lavoro di editing sono indispensabili per un risultato accettabile.
Il Self Publishing mi lascia scettico soprattutto per quanto riguarda la distribuzione e la promozione.

Qual è la citazione, tua o di altri, che più ti rappresenta?
La mia penso sia questa: “Non importa se non riesci a parlare, a me basta ascoltare un tuo silenzio.”
Una citazione che mi piace molto e che spero mi rappresenti è questa “la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci” Isaac Asimov. Odio chi si impone con la violenza e non solo fisica ma anche mentale, soprattutto chi vuole imporre un concetto di democrazia distorta secondo cui quello che pensa è politically correct e tutti gli altri lo devono accettare. Chi non lo fa viene aggredito, etichettato, boicottato con terminologie obsolete e ripetute come da un registratore rotto: omofobo, maschilista, fascista, razzista, xenofobo, ecc ecc, alla faccia della tanto decantata democrazia e libertà di pensiero.

Quali sono le cose nella tua vita di cui non puoi fare a meno?
La famiglia e un buon libro.

Oltre a uno scrittore, sei anche un lettore? Se sì quanti libri leggi al mese? Che genere ti appassiona di più?
Non più di due. I libri mi piace gustarmeli, analizzando con calma le sfaccettature. Mi piacciono i romanzi storici e la narrativa non di genere, quella che racconta storie vere o comunque verosimili, che non parla attraverso stereotipi ma che racconta verità senza scadere nei luoghi comuni. In entrambi i casi preferisco gli autori italiani che scrivono storie ambientate in Italia, se nella loro terra ancora di più.

Qual è l’ultimo libro letto? Lo consiglieresti ai lettori del blog?
L’ultimo che ho letto è stato Rondini d’inverno di Maurizio De Giovanni. Attualmente sto leggendo “Ogni giorno ha il suo male” di Antonio Fusco.
Entrambi, secondo me, unici nel loro genere. De Giovanni consigliatissimo, superlativo nella prosa e perfetto sintatticamente. Su Fusco non posso ancora esprimermi perché sono a metà libro, secondo me comunque si attesta su un livello leggermente inferiore al primo.

Progetti futuri? Ci sono generi che vorresti esplorare e provare a scrivere?
Sto scrivendo un giallo ispirato a una storia vera, un fatto di cronaca che sconvolse i primi anni Duemila, che non vi svelo per non rovinare la sorpresa ai futuri lettori.
Non ci sono generi in particolare che vorrei esplorare, non costruisco storie a tavolino, ma secondo l’idea del momento. Credo che sarebbe interessante scrivere un romanzo storico.

Fai un saluto a “L’angolo books di Berta”
Grazie a L’angolo books di Berta e buona lettura a tutti con Figli dello stesso fango, un’idea interessante come regalo per Natale visti i temi trattati e il prezzo da urlo: 6,90€. Non esitate a contattarmi sulla mia pagina autore per lasciare il vostro giudizio.

Alla prossima,
Berta

Nessun commento:

Posta un commento