Titolo: Io con te Autrice: Vera Della Notte Genere: Romanzo Erotico Editore: Self Publishing Disponibile su Amazon in formato ebook Data di pubblicazione: 10 giugno 2017 |
SINOSSI:
Marco e Arianna sono due affermati professionisti. Lui gestisce uno studio medico dove fa lo psicologo; lei lavora come sua dipendente, sempre in veste di psicologa. A unirli però, non c’è solo il lavoro. Tra loro infatti è forte la tensione sessuale, che sfocia in un primo rapporto passionale, che poi si sviluppa in una serie di “giochi erotici” sempre più spinti. Tutto cambia, però, quando ad Arianna viene proposto di lavorare come terapista esterna presso un noto ospedale psichiatrico. Il destino vuole che le sia affidata come paziente Nora, una giovane donna abusata dal patrigno e rinchiusa da anni nella struttura. Nora, infatti, dopo la violenza subita si è vendicata appiccando un incendio nella casa al mare dove perdono la vita, come tragica conseguenza, sua madre e il suo patrigno.
Arianna finisce così per scoprire che Nora è la sorella di Marco. Decide di parlarne col suo amante, che però reagisce con rabbia e freddezza, arrivando a licenziarla e a voler
chiudere i rapporti con lei. Ferito e amareggiato, Marco si chiude sempre più in se stesso, concentrandosi solo sul lavoro e sul suo ruolo di professionista impeccabile. Col tempo, però, capisce il suo errore. Un errore che gli ha strappato l’unica donna che sia mai riuscita a entrargli nel cuore.
ESTRATTO:
«Sara vorrei parlare con Marco, ora!»
«Arianna lo sai che non posso… Non mettermi in difficoltà, per favore.»
Di tutte le risposte che avrebbe voluto sentire, quella era l’ultima. Metterla in difficoltà? Perché? Era solo una segretaria che fino a un mese prima prendeva ordini da lei. Perché ora si permetteva di trattarla come una sconosciuta?
«Sara… te lo chiedo per l’ultima volta: fammi parlare con Marco. Non vorrai mica che entri con la forza in quel fottuto studio, no?»
L’altra la guardò di traverso.
Cos’è, adesso si scopa anche lei? pensò. Per sentirsi così padrona del suo lavoro qualcosa doveva esser successo. Quel pensiero le accese un fuoco dentro.
«Va bene, Sara, come non detto», e con un sorriso malizioso si dileguò nel corridoio raggiungendo lo studio del dottor Foretti.
La ragazza dietro di lei urlò di fermarsi, dimenticandosi forse la presenza dei pazienti in sala d’attesa.
Arianna si fermò, la fulminò con lo sguardo e cercando un controllo che però non ebbe le disse: «Abbassa la voce altrimenti ti farò sbattere fuori», sapeva che non avrebbe potuto farlo, ma Sara oltre a essere una gatta morta era anche molto ingenua.
Come previsto, abbassò lo sguardo cercando di tornare per quel che poteva professionale.
«Aspetta un attimo, Arianna. Sento se il dottor Foretti può riceverti.»
Finalmente l’atteggiamento giusto, pensò. Anche se non l’avesse ricevuta si sarebbe presentata lo stesso. Dopo qualche minuto i tacchi vertiginosi di Sara riecheggiarono nel corridoio. Solo ora si era accorta dell’abbigliamento succinto che indossava: gonna cortissima e maglietta dallo scollo vertiginoso. Che cambiamento di stile, dalla divisa rossa a un vestito da cameriera da night. Un pensiero che le risultò difficile da trattenere.
«Sara… un consiglio: vestiti in modo adeguato, sei pur sempre in uno studio medico.»
Marco arrivò proprio in quel momento, togliendo a Sara la possibilità di replicare. Non le restò che accelerare il passo verso la sua postazione con uno sguardo carico di rabbia.
Un lieve sorriso di soddisfazione comparve sul volto di Arianna.
«Dottoressa voleva parlarmi?»
L’atteggiamento di Marco era da stronzo. Arianna lo sapeva e gli mostrò il suo sorriso più impeccabile.
«Sì.»
A dispetto della tensione non si sarebbe tirata indietro. Era andata fin là per un motivo e non aveva alcuna intenzione di farsi prevaricare da quell’uomo. La sua mente però tornò a un ricordo, a una cena e a un congresso. Le si seccò la gola e il cuore prese a batterle a un ritmo sostenuto, tanto da farle temere che le sarebbe uscito dal petto.
I colleghi attorno a loro conversavano sulle ultime novità. Psicologi che venivano da diverse città si erano incontrati per un congresso sulla terapia di coppia. La giornata era trascorsa in fretta e ora sedevano tutti a un tavolo nel ristorante dell’hotel dove alloggiavano.
Era estate e nonostante l’aria condizionata nel ristorante fosse accesa aveva caldo. Non serviva neppure il vestito leggero e la gonna appena al di sopra del ginocchio. La temperatura era quasi bollente. La pelle ambrata le donava sensualità e aveva nascosto quel tono severo che ormai era la sua parte amica - o spesso nemica - che l’aveva accompagnata per anni.
Marco gli era seduto accanto. Anche lui era vestito in modo semplice: pantaloni di lino, una camicia a maniche corte, i capelli scuri resi brillanti da un po’ di gel.
Le aveva fatto un sorriso strano che Arianna non aveva mai visto prima. Quella sera però, senza capire il motivo sapeva di avere accanto a lei un uomo diverso. Non più il collega o meglio il ‘capo’, ma un uomo intrigante e affascinante.
Arianna voleva però distogliere quel pensiero che si era fatta, così aveva cominciato a intrattenere una conversazione con una collega che aveva di fronte. Quasi subito, però, aveva sentito risalire la gonna sulla coscia. Poi una mano l’aveva accarezzata.
Aveva avuto un sussulto, ma sapeva di non dover attirare l’attenzione su di sé. Così aveva voltato appena il viso nella direzione di Marco e aveva visto nei suoi occhi una luce diversa, la luce del desiderio. Quel contatto l’aveva messa all’angolo fra imbarazzo e voglia.
Tra una portata e l’altra Marco le aveva accarezzato la coscia arrivando fino all’inguine per poi fermarsi. Lei lo aveva lasciato fare. Quel gioco di seduzione l’aveva intrigata e quel mezzo contatto l’aveva fatta eccitare. Non le era mai capitato un approccio simile e meno che mai con un uomo affascinante come lui.
Aveva così tante pazienti, che lei si era domandata più volte se quelle donne avessero davvero dei problemi o se li inventassero solo per vederlo.
«Io e la mia collega facciamo due passi», aveva annunciato all’improvviso.
Ad Arianna era andata l’acqua di traverso non appena lo aveva sentito. Marco le aveva sistemato la gonna e con un sorriso che era tutto un programma l’aveva invitata ad alzarsi. Avevano salutato ed erano usciti dal ristorante. In quel momento tutti i suoi studi sull’autocontrollo e sulla gestione delle emozioni erano andati a farsi benedire. In quell’istante si era ritrovata così imbarazzata ed eccitata che il sangue le era diventato lava nelle vene.
«Vuoi quello che voglio io», le aveva detto lui guardandola negli occhi.
Arianna aveva fatto fatica a deglutire.
«E cosa voglio? Dimmi…» la voce le era diventata flebile e seducente.
Lui si era morso il labbro inferiore e le aveva dato una sculacciata. A quel gesto inaspettato Arianna aveva avuto un sussulto.
«Camminiamo un po’, non vorrei farti incendiare.»
Stronzo era stato il suo unico pensiero.
Dopo aver camminato per poco più di un’ora e aver parlato solamente di lavoro, erano tornati in albergo. Una volta davanti alle rispettive camere, infine, Marco si era messo a ridere. Arianna aveva avuto un attimo di stupore.
«Beh, che hai da ridere?» gli aveva domandato rimanendo impassibile.
«Davvero pensi che ti lasci entrare nella tua camera dopo che per tutta la sera mi hai provocato?»
Arianna aveva corrugato la fronte. «No… Cioè io… Ti avrei provocato? Santo cielo, ma qui si rasenta la pazzia!» aveva risposto con una punta di veleno nella voce, mentre Marco ormai le era addosso. Poi le aveva dato un’altra sculacciata.
«Si può sapere che ti prende?» gli aveva chiesto. Senza ricevere risposta, si era ritrovata con la schiena poggiata alla porta della camera, e le sue labbra sulle sue.
Non desideravo altro, aveva pensato.
La traversata della camera fino ad arrivare al letto era stato un susseguirsi di indumenti che cadevano. Lavorare con Marco era un conto: educato, professionale, cauto. Essere stretta fra le sue braccia era un altro: sfacciato, intraprendente, bellissimo.
Si era ritrovata stretta a lui in modo così passionale ed eccitante. Entrambi erano nudi e desiderosi l’uno dell’altra. Arianna si era sentita alla sua mercé e la cosa l’aveva eccitava tanto, forse troppo. Era sempre il troppo che la stupiva, quando forse non si conosceva affatto.
«Mmm… Allora non sei così castigata come vuoi far credere» le aveva detto lui fra un sussurro e un sospiro, mentre aveva cominciato a dedicarsi alla perlustrazione con bocca e lingua di un suo capezzolo.
Con la mano era sceso verso la sua intimità sfregandole il clitoride con il pollice. Tutto quel toccare l’aveva resa vulnerabile e vogliosa, tanto da volerne sempre di più. Così aveva inarcato i fianchi per far sì che lui arrivasse dove lei voleva, ma così non era stato. Si era staccato sia dal capezzolo che dalla sua intimità ormai fradicia e si era diretto verso il bagno.
Arianna era rimasta incredula.
«Che… Che fai?»
L'angolo books di Berta vi augura una buona lettura♥
Arianna finisce così per scoprire che Nora è la sorella di Marco. Decide di parlarne col suo amante, che però reagisce con rabbia e freddezza, arrivando a licenziarla e a voler
chiudere i rapporti con lei. Ferito e amareggiato, Marco si chiude sempre più in se stesso, concentrandosi solo sul lavoro e sul suo ruolo di professionista impeccabile. Col tempo, però, capisce il suo errore. Un errore che gli ha strappato l’unica donna che sia mai riuscita a entrargli nel cuore.
ESTRATTO:
«Sara vorrei parlare con Marco, ora!»
«Arianna lo sai che non posso… Non mettermi in difficoltà, per favore.»
Di tutte le risposte che avrebbe voluto sentire, quella era l’ultima. Metterla in difficoltà? Perché? Era solo una segretaria che fino a un mese prima prendeva ordini da lei. Perché ora si permetteva di trattarla come una sconosciuta?
«Sara… te lo chiedo per l’ultima volta: fammi parlare con Marco. Non vorrai mica che entri con la forza in quel fottuto studio, no?»
L’altra la guardò di traverso.
Cos’è, adesso si scopa anche lei? pensò. Per sentirsi così padrona del suo lavoro qualcosa doveva esser successo. Quel pensiero le accese un fuoco dentro.
«Va bene, Sara, come non detto», e con un sorriso malizioso si dileguò nel corridoio raggiungendo lo studio del dottor Foretti.
La ragazza dietro di lei urlò di fermarsi, dimenticandosi forse la presenza dei pazienti in sala d’attesa.
Arianna si fermò, la fulminò con lo sguardo e cercando un controllo che però non ebbe le disse: «Abbassa la voce altrimenti ti farò sbattere fuori», sapeva che non avrebbe potuto farlo, ma Sara oltre a essere una gatta morta era anche molto ingenua.
Come previsto, abbassò lo sguardo cercando di tornare per quel che poteva professionale.
«Aspetta un attimo, Arianna. Sento se il dottor Foretti può riceverti.»
Finalmente l’atteggiamento giusto, pensò. Anche se non l’avesse ricevuta si sarebbe presentata lo stesso. Dopo qualche minuto i tacchi vertiginosi di Sara riecheggiarono nel corridoio. Solo ora si era accorta dell’abbigliamento succinto che indossava: gonna cortissima e maglietta dallo scollo vertiginoso. Che cambiamento di stile, dalla divisa rossa a un vestito da cameriera da night. Un pensiero che le risultò difficile da trattenere.
«Sara… un consiglio: vestiti in modo adeguato, sei pur sempre in uno studio medico.»
Marco arrivò proprio in quel momento, togliendo a Sara la possibilità di replicare. Non le restò che accelerare il passo verso la sua postazione con uno sguardo carico di rabbia.
Un lieve sorriso di soddisfazione comparve sul volto di Arianna.
«Dottoressa voleva parlarmi?»
L’atteggiamento di Marco era da stronzo. Arianna lo sapeva e gli mostrò il suo sorriso più impeccabile.
«Sì.»
A dispetto della tensione non si sarebbe tirata indietro. Era andata fin là per un motivo e non aveva alcuna intenzione di farsi prevaricare da quell’uomo. La sua mente però tornò a un ricordo, a una cena e a un congresso. Le si seccò la gola e il cuore prese a batterle a un ritmo sostenuto, tanto da farle temere che le sarebbe uscito dal petto.
I colleghi attorno a loro conversavano sulle ultime novità. Psicologi che venivano da diverse città si erano incontrati per un congresso sulla terapia di coppia. La giornata era trascorsa in fretta e ora sedevano tutti a un tavolo nel ristorante dell’hotel dove alloggiavano.
Era estate e nonostante l’aria condizionata nel ristorante fosse accesa aveva caldo. Non serviva neppure il vestito leggero e la gonna appena al di sopra del ginocchio. La temperatura era quasi bollente. La pelle ambrata le donava sensualità e aveva nascosto quel tono severo che ormai era la sua parte amica - o spesso nemica - che l’aveva accompagnata per anni.
Marco gli era seduto accanto. Anche lui era vestito in modo semplice: pantaloni di lino, una camicia a maniche corte, i capelli scuri resi brillanti da un po’ di gel.
Le aveva fatto un sorriso strano che Arianna non aveva mai visto prima. Quella sera però, senza capire il motivo sapeva di avere accanto a lei un uomo diverso. Non più il collega o meglio il ‘capo’, ma un uomo intrigante e affascinante.
Arianna voleva però distogliere quel pensiero che si era fatta, così aveva cominciato a intrattenere una conversazione con una collega che aveva di fronte. Quasi subito, però, aveva sentito risalire la gonna sulla coscia. Poi una mano l’aveva accarezzata.
Aveva avuto un sussulto, ma sapeva di non dover attirare l’attenzione su di sé. Così aveva voltato appena il viso nella direzione di Marco e aveva visto nei suoi occhi una luce diversa, la luce del desiderio. Quel contatto l’aveva messa all’angolo fra imbarazzo e voglia.
Tra una portata e l’altra Marco le aveva accarezzato la coscia arrivando fino all’inguine per poi fermarsi. Lei lo aveva lasciato fare. Quel gioco di seduzione l’aveva intrigata e quel mezzo contatto l’aveva fatta eccitare. Non le era mai capitato un approccio simile e meno che mai con un uomo affascinante come lui.
Aveva così tante pazienti, che lei si era domandata più volte se quelle donne avessero davvero dei problemi o se li inventassero solo per vederlo.
«Io e la mia collega facciamo due passi», aveva annunciato all’improvviso.
Ad Arianna era andata l’acqua di traverso non appena lo aveva sentito. Marco le aveva sistemato la gonna e con un sorriso che era tutto un programma l’aveva invitata ad alzarsi. Avevano salutato ed erano usciti dal ristorante. In quel momento tutti i suoi studi sull’autocontrollo e sulla gestione delle emozioni erano andati a farsi benedire. In quell’istante si era ritrovata così imbarazzata ed eccitata che il sangue le era diventato lava nelle vene.
«Vuoi quello che voglio io», le aveva detto lui guardandola negli occhi.
Arianna aveva fatto fatica a deglutire.
«E cosa voglio? Dimmi…» la voce le era diventata flebile e seducente.
Lui si era morso il labbro inferiore e le aveva dato una sculacciata. A quel gesto inaspettato Arianna aveva avuto un sussulto.
«Camminiamo un po’, non vorrei farti incendiare.»
Stronzo era stato il suo unico pensiero.
Dopo aver camminato per poco più di un’ora e aver parlato solamente di lavoro, erano tornati in albergo. Una volta davanti alle rispettive camere, infine, Marco si era messo a ridere. Arianna aveva avuto un attimo di stupore.
«Beh, che hai da ridere?» gli aveva domandato rimanendo impassibile.
«Davvero pensi che ti lasci entrare nella tua camera dopo che per tutta la sera mi hai provocato?»
Arianna aveva corrugato la fronte. «No… Cioè io… Ti avrei provocato? Santo cielo, ma qui si rasenta la pazzia!» aveva risposto con una punta di veleno nella voce, mentre Marco ormai le era addosso. Poi le aveva dato un’altra sculacciata.
«Si può sapere che ti prende?» gli aveva chiesto. Senza ricevere risposta, si era ritrovata con la schiena poggiata alla porta della camera, e le sue labbra sulle sue.
Non desideravo altro, aveva pensato.
La traversata della camera fino ad arrivare al letto era stato un susseguirsi di indumenti che cadevano. Lavorare con Marco era un conto: educato, professionale, cauto. Essere stretta fra le sue braccia era un altro: sfacciato, intraprendente, bellissimo.
Si era ritrovata stretta a lui in modo così passionale ed eccitante. Entrambi erano nudi e desiderosi l’uno dell’altra. Arianna si era sentita alla sua mercé e la cosa l’aveva eccitava tanto, forse troppo. Era sempre il troppo che la stupiva, quando forse non si conosceva affatto.
«Mmm… Allora non sei così castigata come vuoi far credere» le aveva detto lui fra un sussurro e un sospiro, mentre aveva cominciato a dedicarsi alla perlustrazione con bocca e lingua di un suo capezzolo.
Con la mano era sceso verso la sua intimità sfregandole il clitoride con il pollice. Tutto quel toccare l’aveva resa vulnerabile e vogliosa, tanto da volerne sempre di più. Così aveva inarcato i fianchi per far sì che lui arrivasse dove lei voleva, ma così non era stato. Si era staccato sia dal capezzolo che dalla sua intimità ormai fradicia e si era diretto verso il bagno.
Arianna era rimasta incredula.
«Che… Che fai?»
L'angolo books di Berta vi augura una buona lettura♥
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