sabato 13 febbraio 2021

***Autore Vs Blogger*** - Alberto Cola Vs Berta


Inizio questa nuova rubrica ***Autore Vs Blogger*** ringraziando Alberto Cola per aver accolto la sfida ed essersi  sottoposto, come cavia, a questa idea un po’ folle.

B: Qual è stato il momento in cui hai deciso di diventare scrittore e lasciarti travolgere dalle
parole e da questa passione?

Ho sempre letto moltissimo, ma scrivere non è mai stata un’esigenza innata. L’idea, e la voglia, di provare a mettere su carta una staoria mi arrivò dopo aver letto l’antologia “Cosmolinea–B2” di Fredric Brown, meraviglioso collage di racconti brevi, moltissimi anche solo di una pagina. Ecco, forse il capire che si poteva scrivere una storia di una pagina ha contribuito a farmi passare il terrore perché non mi sentivo affatto in grado di pensare a un romanzo. Quindi cominciai da lì e scrissi una gran quantità di racconti, poi arrivarono i romanzi che produssero l’effetto contrario: oggi se mi chiedono un racconto mi viene l’orticaria. Detto questo, mai, neanche oggi, mi sento addosso la definizione di “scrittore”, parola di cui si abusa un po’ troppo. Sono uno che scrive quando ha una storia da raccontare.

B: Quando scrivi differenzi la parte di te scrittore da quello che sei quotidianamente? O leggendo i tuoi scritti è possibile riconoscerti e in che cosa?

È inevitabile tra le pagine passi qualcosa, anche in modo del tutto involontario.
Semplicemente non ci penso. Miei tic, gusti, passioni… li ritrovo spesso nei personaggi, soprattutto nei libri per ragazzi. Magari anche qualche aspetto del carattere, ma più sfumato. 
Di solito poi, visto che in certe cose gli autori e le autrici sono ciechi totali, è la gente che mi conosce a farmelo notare. Si pensa sia uno dei poteri creativi di chi scrive. Vallo a spiegare poi che nove volte su dieci neanche te ne sei accorto; meglio di no, altrimenti cadrebbe il velo di mistero sulla scrittura.

B: Nel corso degli anni ho avuto la possibilità di conoscere il mondo dell’editoria, di amarlo e odiarlo allo stesso tempo. Hai alle spalle tante pubblicazioni, anche con case editrici, cosa ne pensi del mondo editoriale di oggi? C’è qualcosa che cambieresti?
La velocità. Quando ho iniziato a leggere e ad appassionarmi a questo mondo, un romanzo appena uscito rimaneva una novità per più di un anno. Oggi dopo due mesi, a meno che non ti chiami Grisham o King, sei merce avariata. L’iperproduzione di titoli poi non aiuta di certo. Se prima era una corsa a ostacoli, oggi s’è aggiunto anche l’inseguimento. Tempi brevi, più titoli, autori costretti a produrre velocemente, case editrici che programmano per anni con conseguenti piani editoriali lunghissimi… E aggiungiamoci le mode del momento con libri su ordinazione. Sotto questi aspetti non è un’editoria che mi piace. Però resta un’editoria che dà una possibilità a tutti: se qualcosa vale, una strada la trova.

B: Le critiche aiutano a migliorarsi, se sono costruttive.
Come reagisci a una critica negativa? Qual è quella che più ti è pesata ma allo stesso tempo
è riuscita a darti un input per fare meglio?

A dire il vero nessuna mi ha pesato, se costruttiva. Ogni critica offre uno spunto di riflessione, non la vedo come un attacco personale e mi pongo sempre la domanda su cosa abbia visto il lettore che sia sfuggito a me. Di solito però evito di farne – dare pareri intendo, perché definirla critica presuppone che già ci sia qualcosa che non vada a prescindere, secondo me –, ma solo perché sono stanco, nove volte su dieci, venga presa come una critica (appunto) al proprio pargolo che, per definizione, per la maggior parte di chi scrive è sacro. 
Vi svelo un segreto: se qualcuno vi dice che nelle prime tre righe di un romanzo otto aggettivi non siano il massimo, non rispondete che è narrativa sensoriale e che poi sono gusti (critica mossa a un mio parere). Un romanzo non è intoccabile, solo la vostra storia lo è.

B: Raggiungere il cuore dei lettori credo sia una delle cose più soddisfacenti per uno scrittore.
C’è un segreto, secondo te, per riuscire nell’impresa?

No, non esistono segreti nella scrittura. Dal punto di vista tecnico è fondamentale il lettore percepisca che l’autore, o l’autrice, sappia cosa stia facendo, che abbia coscienza di come si crei una storia e la si metta su carta (il rovescio della medaglia sta nell’improvvisazione dilagante che riscontro al giorno d’oggi); dal punto di vista emotivo invece, il lettore deve percepire l’empatia nella storia, e la si può dare soltanto divertendosi nel raccontarla, di farla propria e che ciò si senta attraverso una voce distinguibile (il rovescio della medaglia sta nelle mode: oggi va il romance, l’erotico, lo storico… Vende? Allora scriverò quello). Alla fine il segreto – di Pulcinella – è solo uno: non scrivere senza aver fatto pratica, studiato, lavorato con qualche professionista che vi spieghi cosa, come e perché, impiegato il tempo che occorre (anni, spiace ma è così, a proposito di improvvisazione)… Non buttarsi nella mischia perché ci va di farlo è il vero segreto. Vanno rispettate le nostre storie, i lettori e, in ultima battuta, noi stessi. Quando c’è rispetto per la parola, allora si arriva al cuore del lettore.

B: Chiudiamo questa chiacchierata con la tua citazione del cuore, anche tratta dai tuoi scritti, da dedicare ai lettori de L’angolo books di Berta.
Tra le tante, mi piace citarne una di Tahar Ben Jelloun: “Si ha bisogno della realtà per scrivere e
dell’immaginazione per vedere”
. A proposito di quando si dice che la persona comune guarda, chi
scrive vede.


A: Da profano: esistono tipi diversi di blogger? E se sì, che tipo di blogger sei? Ma soprattutto: davvero il blogger deve scrivere tutti i giorni (mi stressa il solo pensiero, anche se si dice che chi scrive dovrebbe farlo)?
Di certo posso dirti che tipo di blogger sono io: una pasticciona. Pur annotando tutto in agenda, pur stando attenta sull’appuntare le date dei vari eventi ahimè senza non pochi drammi faccio confusione, almeno una volta al mese.
Cerco di essere il più meticolosa possibile, cercando di non farmi sfuggire nulla che potrebbe essere di interessante per i miei lettori.
Sì, anche un blogger deve scrivere ogni giorno. Io non rientro tra questi, certe volte ho bisogno dei miei tempi tra una lettura e un’altra. Aggiornare puntualmente il blog è tra i miei obiettivi.
 
A: Se proprio dovessi scegliere, ritieni che il tuo lavoro debba avere più passione per
la scrittura, o per comunicare (vietata la risposta: entrambe 😆)?
Ho iniziato questa avventura per gioco, spinta dalla mia passione per i libri e le storie che contengono.
Posso dirti che ho iniziato proprio per comunicare, per dare spazio a quei pensieri che spesso tengo a celare. Il mio blog è un modo per comunicare ad altri lettori le mie emozioni, sensazioni e delusioni. Un modo per aprirmi al mondo senza paranoie, senza filtri o maschere.
 
A:  Una diatriba eterna tra chi scrive è chiedersi se l’aver pubblicato un libro (ma anche due o tre a ben vedere) faccia di te uno scrittore o una scrittrice. Quindi ti chiedo: si diventa blogger nel momento in cui si apre un blog?
Ovvio che no. Come dicevo prima, oltre alla passione, ci vuole tanta costanza, impegno e forza di volontà.
Il blogger, come anche voi scrittori, viene preso di mira molto facilmente. Basta un niente per vanificare mesi o anni di lavoro.
So benissimo quanto un ‘sentito dire’ può far crollare un intero castello.
 
A: Qual è l’elemento cardine, sul quale punti ogni volta, per creare alchimia con i lettori? Anche qualcosa di tecnico e che vada oltre un generico creare empatia e interesse.
Anche in questi casi, si va molto a simpatia.
Certo bisogna tener conto anche degli articoli che si propongono e delle letture che vengono affrontate.
Altro elemento fondamentale è il mettersi in gioco, un po’ come sto facendo adesso con questa nuova rubrica.
Il lettore di un blog, come quello di uno scrittore, vuole essere stuzzicato e stupito. Vuole essere coccolato e scelto.
 
A: Domani decidi di darci un taglio. Insomma: vuoi ricominciare daccapo, resettare tutto quel che hai fatto finora. Cosa cambieresti del tuo essere blogger?
Non nascondo che l’idea di mollare mi si è palesata diverse volte, fino a qualche mesetto fa.
Cosa ho fatto?! Ci ho pensato e ripensato, ho messo nero su bianco ciò che mi ha dato quest’esperienza e cosa ancora potrebbe darmi. Ho concluso i miei ragionamenti con un gran sorriso e una nuova forza. Insomma il pensiero degli altri conta ma certe soddisfazioni non si dimenticano. E poco importa se mi leggeranno 10 persone o 1000.
Ciò che continuerò a fare sarà sicuramente migliorarmi.
Se potessi tornare indietro, sicuramente giocherei il tutto in maniera differente e con più consapevolezza, un po’come tutte le azioni della mia vita. Mai una volta che non mi penta di aver fatto diversamente ma mi sta bene così. Sono sempre riuscita a cavarmela.
Il mio motto ormai è diventato “Chi si ferma è perduto” e l’ho fatto mio a 360 gradi.
 
Ringrazio nuovamente Alberto per questa nuovissima esperienza e vi invito a visitare il suo sito  www.albertocola.it e la sua pagina Facebook: Alberto Cola

Noi, carissimi lettori, ci rileggeremo sabato prossimo con un altro “Autore Vs Blogger”.

Buone letture,
Berta 💓📚



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